Intervista al Direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana.

INTERVISTA ESCLUSIVA PER AMERICA OGGI AL DIRETTORE DEL CORRIERE DELLA SERA, LUCIANO FONTANA

da parte di Biagio Maimone

Domanda:

Il giornalismo è notizia, ma anche vita, cultura e conoscenza.
Si parla molto del disagio del giornalismo nel conservare la sua
identità “storica” di fronte al cambiamento imposto dalla tecnologia e dall’economia globale .

Risposta:

La rivoluzione digitale sta cambiando prodotti e
organizzazione del lavoro in tutti i media tradizionali. Le notizie
arrivano ormai da migliaia di punti diversi, qualche volta fondate
altre volte parziali o addirittura false. Conservare la propria
identità storica anche sulle nuove piattaforme significa sapersi
ancora distinguere con un giornalismo serio, fattuale, verificato e
soprattutto indipendente>

Domanda:

La Sua passione per il giornalismo ed il Suo concetto di giornalismo.

Risposta:

Ho cominciato ad amare il giornalismo e a desiderare di
farne la mia professione fin dal liceo. In questo credo di essere una persona fortunata che ha potuto fare un mestiere che coincideva con la sua passione. La spinta principale per un giornalista credo sia la curiosità, non fermarsi mai davanti a un fatto, saperlo approfondire, scoprire le motivazioni poco evidenti. Scavare senza pregiudizi.

Domanda:

Appare evidente che due impellenti necessità si affacciano
sulla scena della storia umana: necessità di uscire dal chiuso della
propria nazione e necessità di salvaguardare le proprie amate
tradizioni. Quale impatto produce sul piano del giornalismo tale
duplice esigenza.

Risposta:

Il Corriere della Sera nasce come un giornale aperto al
mondo, Luigi Albertini aveva il culto del giornalismo anglosassone.
Siamo un giornale profondamente italiano, che ama il suo Paese, ne sa mettere in rilievo gli aspetti positivi e la sua storia senza uguali.
Ma al tempo stesso severo nel racconto e nell’analisi di tutto quello che è sbagliato o non funziona. L’apertura internazionale è
indispensabile per non restare chiusi nel proprio recinto, capire le
innovazioni, saperle raccontare e farle diventare buone pratiche
anche da imitare.

Domanda: Il Corriere della Sera è stato ed è uno dei più prestigiosi giornali italiani. Quali sfide   attendono il Corriere della Sera perché  conservi inalterato  il suo consolidato  prestigio, di fronte alla crisi dell’editoria?

Risposta:

La nostra prima sfida è mantenere inalterata la qualità del
giornale, delle sue firme e dei suoi prodotti. Non penso che il
giornale di carta morirà, portare in edicola nuovi prodotti come La
Lettura, L’Economia e il nuovo Sette dimostra che c’è ancora spazio.
La seconda, importante quanto la prima, è avere la stessa qualità
giornalistica su tutte le piattaforme digitale (dal sito web alla
Tablet edition, dallo smartphone alle newsletter).  I lettori, in
qualsiasi modo vogliano seguirci, meritano la stessa attenzione e la stessa qualità.

Domanda:

Ritiene fondato l’assunto secondo cui un nuovo modo di
parlare e, pertanto, di comunicare si renda  necessario per affrontare in modo vincente il  mercato attuale ?

Risposta:

L’esplosione della Rete e dei social network rende
sicuramente indispensabili nuove forme di comunicazione e di
attenzione. Non si può pensare di stare fuori dal mondo della
comunicazione globale. Ma possiamo starci con i nostri valori e con i nostri caratteri distintivi.

Domanda:

La semplice notizia , “toccata e fuga”, tanto imposta dalla fretta che connota  l’epoca attuale, sembra nuocere alla  riflessione,
all’approfondimento, propri del piano della  conoscenza, di cui , a
torto, l’epoca  attuale  sembra voglia fare a meno,  permettendo l’
affermarsi del  cosiddetto “pensiero debole”.

Risposta:

La velocità e la fretta, caratteristiche dominanti della
Rete, sono sicuramente il rischio più grande che come giornalisti
dobbiamo affrontare. Ne siano consapevoli e prima di mettere una
notizia in circolazione sono necessarie tutte le verifiche, come
accade per la carta stampata. E d’altra parte la necessità di
approfondire, di analizzare lascia un campo aperto al giornalismo che rappresenta un’enorme opportunità.

Domanda:

Lo scenario politico italiano sembra porre in evidenza la
mancanza di analisi approfondite della realtà socio-economica
italiana, che potrebbe nuocere alla soluzione concreta delle gravi
problematiche che affliggono lo Stato Italiano. Emerge sovente che l’interesse principale è salvaguardare il  legame con la politica
europea, con la conseguenza di  lasciare troppo  in ombra le esigenze impellenti del nostro Paese.

Risposta:

L’Italia è un Paese fermo da troppo tempo, i suoi tassi di
crescita e di innovazione sono decisamente troppo bassi rispetto ai
nostri competitori globali. Come Paese abbiamo bisogno della
partecipazione al progetto europeo, un mercato libero delle persone e delle merci di 500 milioni di partecipanti. Un’Europa rifondata, non afflitta dalla burocrazia, attenta anche alla dimensione sociale. Ma ritengo che altrettanto importante sia lo scambio dell’Italia con nostri alleati storici come gli Stati Uniti e i mercati emergenti dell’Asia.

Domanda:

L’economia includente e l’economia escludente: due realtà
che creano contrapposizioni inconciliabili nella politica nazionale ed
internazionale. L’avvento di Trump può essere letto  uniformandosi a punti di vista diversi, tuttavia esiste il timore concreto  che possa modificare, in modo incisivo,  il corso della storia umana.  Cosa ne pensa?

Risposta:

Le politiche degli Stati Uniti. Le radici di questa rottura
sono state ampiamente analizzate ma credo che tra tutte la principale sia stata la reazione dei ceti impoveriti e colpiti dalla
globalizzazione. Qualcosa di simile è accaduto con il voto sulla
Brexit e con la crescita dei partiti populisti in molti Paesi europei.
Quali effetti avrà la politica di Trump è ancora troppo presto per
dirlo: anche perché il nuovo Presidente ha già dimostrato di essere
pronto a cambiare i propri progetti e strategie rispetto a quanto
affermato in campagna elettorale.

Domanda:

Il Suo messaggio per i lettori di America Oggi e per gli
italiani che vivono in America.

Risposta: Tantissimi italiani d’America sono i migliori ambasciatori
delle qualità del nostro Paese. Proprio per questo possono aiutarci a superare le difficoltà, a tirarci fuori da un immobilismo troppo
radicato.

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