di Biagio Maimone
Gli episodi di femminicidio in Italia proliferano sempre più. Sembra trattarsi di un dramma inarrestabile.
Non vi è dubbio che siamo in Italia e non in Afghanistan.
Gli italiani guardano scandalizzati alla barbarie perpetrata da parte dei Talebani nei confronti delle donne afgane, tuttavia la medesima violenza è agita, per fortuna solo da parte di alcuni uomini, nei confronti di tante donne italiane.
Il parallelismo tra le donne italiane, vittime di violenza, e le donne afgane, rimaste sul suolo afgano perchè impossibilitate alla fuga, è ineludibile proprio in quanto si tratta di negazione della vita, che è l’atto barbarico più atroce, che ancora viene agito e che prolifera sempre più anche in territori in cui si afferma che viva la democrazia.
L’Italia è una nazione evoluta ed in continua evoluzione sul piano culturale, che ha visto l’affermarsi di molti diritti che tutelano espressamente le donne . Non è stato semplice il percorso per la conquista di tali diritti da parte delle donne , anzi molto accidentato e colmo di atrocità.
La storia attesta , difatti, come numerose e dolorose siano state le battaglie delle donne italiane ed anche europee per il raggiungimento della loro eguaglianza civile ed umana rispetto agli uomini. Da tali battaglie non è , tuttavia, ancora sortita l’agognata parità di partecipazione delle donne in ogni ambito della vita sociale , culturale , istituzionale , nonchè politica , soprattutto nei contesti decisionali, destinati, da sempre, agli uomini .
Non si può negare che le lotte per l’emancipazione femminile siano state il fiore all’occhiello delle donne italiane. Basti pensare alle donne partigiane che hanno contribuito alla nascita della Repubblica italiana , le quali si sono impegnate, peraltro, a tal punto da perdere la propria vita per il raggiungimento dell’uguaglianza e della parità , della salvaguardia del valore inconfutabile della propria vita e della propria dignità, spesso lesa , ridicolizzata e minacciata dalla violenza .
Constatiamo come dolore come – ahimè – ancor oggi si verifica la deturpazione violenta della dignità delle donne, a tal punto da sfociare nell’atto barbarico di togliere loro la vita .
Ci chiediamo allora sbigottiti : ” Quale emancipazione della donna se essa viene massacrata attraverso orrende azioni criminali che la privano, addirittura , ancor oggi nel 2021, del diritto alla vita?”.
Eppure, concretamente, le donne hanno dimostrato nei Paesi più evoluti , sul piano civile e sociale, di essere promotrici di un impegno che le ha viste realizzare il raggiungimento di traguardi impensati sul piano della partecipazione lavorativa, sul piano della tutela della propria dignità, sul piano della tutela della propria salute e delle proprie scelte di vita, della propria libertà di pensiero che le ha resi artefici di civiltà e sviluppo .
Le donne non sono apolidi, ma cittadine . Le donne non sono oggetti da torturare , a proprio piacimento , da parte di uomini senza scrupoli . Le donne sono soggetti in cui pulsa un cuore e vive una mente pensante . Esse sono la vita nella sua più alta espressione !
La realtà, attraverso la partecipazione delle donne, libere di esprimersi , seppur ancora in modo limitato , si è arricchita e si arricchirà di preziosi apporti.
Tale libertà fa ancora paura a tanti uomini che si sentono deprivati del loro atavico potere maschile , in quanto vivono ancora nel loro animo sentimenti barbarici, mai estirpati nonostante il percorso compiuto dalle donne sulla strada della loro emancipazione .
D’altra parte, appare evidente che il mondo contemporaneo , sempre più pervaso da enormi contraddizioni e dal un moto di involuzione dovuto alle problematiche legate alla globalizzazione , assiste al lento disfacimento degli assetti tradizionali che garantivano ben determinati diritti e conseguenti doveri e che garantivano, nel contempo, ben determinati valori morali . Ciò spiega l’aumento degli atti vandalici, della violenza e dell’affermarsi di una sottocultura che nega i valori fondamentali dell’esistenza umana . Si affermano , sempre più, modalità vandaliche e violente di vivere la relazione con gli altri ed , ancor più, con i soggetti più deboli, tra i quali vi sono , purtroppo, ancora le donne.
Considerate tali enormi anomalie socio – culturali , in molti temono che a farne le spese sia anche la vita democratica degli Stati ed i principi che sorreggono la democrazia.
Dobbiamo, con amarezza, riconoscere che viva una democrazia annacquata e fragile se le donne ed anche le persone fragili subiscono violenza, sia essa fisica, sia essa morale. E’ innegabile, difatti, che in Afghanistan la democrazia o meglio il percorso che avrebbe dovuto condurre il popolo afgano verso forme di vita sempre più democratiche sia stato tragicamente annientato dal ritorno del governo dei Talebani, ma è anche tragicamente evidente che l’Italia, che si fregia del titolo di Stato democratico, vede il proliferare continuo di forme atroci di violenza verso i deboli e, soprattutto, verso le donne.
Occorre domandarsi come mai si verifichino, quasi indisturbati, atroci atti di violenza nei confronti delle donne, sempre più in aumento.
Occorre, in definitiva, chiedersi perchè lo Stato italiano non sia ancora intervenuto per impedire tale violenza ed anche altre forme di violenza contro i più fragili.
In poche parole, quale democrazia vive in uno Stato in cui le donne sono maltrattate, o peggio annientate attraverso forme di violenza atroci?
Non si può negare che uno Stato è democratico quando la libertà di espressione di tutti è garantita.
Ed ancor più, uno Stato è democratico quando le donne possono esprimere la propria libertà, il proprio pensiero, le proprie capacità intellettuali, i propri talenti e quando ad esse è garantita la partecipazione paritaria negli incarichi più prestigiosi della vita pubblica e privata.
Quando le donne subiscono violenza, quasi quotidiana, e viene loro tolta tragicamente la vita, è certo che, in quello Stato in cui tale dramma si verifica, il concetto di democrazia sia stato equivocato per non dire violentato da una mentalità che permette il libero percorso alla barbarie.
Affermiamo con convinzione che coloro i quali si impegnano, fattivamente, per far vivere la democrazia in Italia hanno il dovere di intervenire per reprimere e prevenire ogni forma di violenza. .
Non si può eludere la verità storica secondo cui le donne possono vivere realmente i propri diritti, e tra questi il diritto alla vita, sacro ed inviolabile, nonché possono affermarsi in tutti gli ambiti dell’esistenza, solo dove vive la vera Democrazia.
E, dunque, interroghiamoci in merito al percorso che occorre intraprendere, in modo deciso ed in modo ineludibile, perché viva realmente la democrazia, che garantisce il diritto alla vita ad ogni essere umano e rende la donna l’espressione più alta ed inviolabile della vita ed anche della vita di uno Stato autenticamente democratico.